31 Ottobre: una data che meriterebbe più viaggi in giro per il mondo

Tutti tendiamo a muoverci per festeggiare la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo e passare all’estero il 31 dicembre è una delle esperienze che prima o poi vogliono fare tutti. Noi però ti consigliamo un’altra data da passare in certe parti del mondo: il 31 ottobre. Ogni volta che si pensa ad Halloween la mente va agli Stati Uniti, alle zucche e ai bambini mascherati che vanno di casa in casa chiedendo: “dolcetto o scherzetto”? Oppure alla grande parata in maschera nel Village a New York o le terrificanti storie delle streghe di Salem. Non tutti però sanno che questa è una antichissima festa Celtica nata presumibilmente in Irlanda e portata oltre Oceano dagli emigranti durante la terribile carestia di fine 800. Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi, per prepararsi all’arrivo dell’inverno e all’inizio del nuovo anno. Per i Celti, infatti, l’anno nuovo non cominciava il 1° gennaio come per noi oggi, bensì il 1° novembre, quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del freddo. Il passaggio dall’estate all’inverno e dal vecchio al nuovo anno veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, lo Samhain (pronunciato sow-in). La morte era il tema principale della festa, in sintonia con ciò che stava avvenendo in natura: durante la stagione invernale la vita sembra tacere, mentre in realtà si rinnova sottoterra, dove tradizionalmente, tra l’altro, riposano i morti. 

Da qui è comprensibile l’accostamento dello Samhain al culto dei morti. L’avvento del Cristianesimo non ha del tutto cancellato queste festività, ma in molti casi si è sovrapposto ad esse conferendo loro contenuti e significati diversi da quelli originari. I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, cioè il 31 ottobre, Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, che vivevano in una landa di eterna giovinezza e felicità e che le forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi. Samhain era, dunque, una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno. In Irlanda si diffuse l’usanza di accendere torce e fiaccole fuori dagli usci e di lasciare cibo e latte per le anime dei defunti che avrebbero reso visita ai propri familiari, affinché potessero rifocillarsi e decidessero di non fare scherzi ai viventi. Se preferite andare al caldo e preferite i paesi latini non dovete perdervi il “dia de los muertos” (giorno dei morti) celebrato in Messico. La festa, perché è di questo che si tratta, risale al periodo pre ispanico ed è una tradizione sentitissima in cui il sincretismo è evidente. Si celebra il ritorno dei morti, è il giorno in cui non siamo noi a far visita ai defunti ma sono loro che tornano a trovarci in un rito complesso e coinvolgente. Per questo si fa festa con musica, si mangia, beve e a volte dorme al cimitero in un tripudio di colori. Nelle case si allestiscono altari variopinti e ricchi di simbologia. L’altare classico si compone di sette livelli. Il primo è dedicato all’immagine del santo a cui si è devoti, il secondo serve affinché al morto sia concesso di attraversare il purgatorio, sul terzo si colloca del sale per purificare lo spirito dei bambini e per impedire che il corpo non si decomponga durante il viaggio, sul quarto troviamo il “pan de muerto” che è offerto come alimento alle anime e che con la sua forma circolare simboleggia il ciclo della vita. Il cibo assume un’importanza fondamentale. Ad esso è infatti dedicato il quinto livello, su cui si pongono gli alimenti e le bevande preferiti dal defunto. Al penultimo incontriamo finalmente la foto di colui al quale è dedicato l’altare ed al settimo troviamo una croce, che serve affinché il morto possa espiare le sue colpe. Accanto a questi elementi principali, in ogni livello vi sono anche: l’acqua, fonte di vita, che serve a mitigare la sete del viaggiatore, le candele, indispensabili per illuminare l’anima nel suo ultimo cammino ed i fiori, che guidano il defunto. Petali bianchi rappresentano il cielo, gialli la terra mentre quelli scuri purificano il luogo dagli spiriti maligni. Tutto è poi decorato con il “papel picado“, una sorta di carta velina bucherellata. Infine immancabile è la figura del cane Xoloitzcuintle, che ha il compito di rallegrare i bambini.

Condividi questo articolo!

Share on facebook
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on email